Chi di noi non ha desiderato incontrare un unicorno o un draghetto? Il nostro immaginario collettivo è dominato da cavalli alati, chimere, basilischi, fenici, minotauri ma, estendendo in modo ancora più trash la nostra ricerca, possiamo includere anche i licantropi, i mostri degli abissi marini e i chubacapra nel novero degli animali immaginari, quando non mitologici. Esiste un’intera branca della Zoologia, la criptozoologia, che si occupa di studiare le specie animali delle quali si presume l’esistenza, esistenza ipotizzata attraverso prove circostanziali, oppure di specie che sono generalmente considerate estinte, ma di cui ci siano alcuni possibili avvistamenti.
In tale ottica tutte le creature sopracitate si possono aggiungere altri criptidi, vengono chiamati così, quali il Mokele Mbembe, il Mostro di Loch Ness, la Bestia dello Gévaudan e il Ninki Nanka, ma le schiere di creature “nascoste” sono molto ampie, e includono animali meno noti, ma altrettanto interessanti, quali lo Lemisch o il Buru. Per criptidi antropomorfi s’intendono invece creature quali lo Yeti e il Sasquatch.
E se tutte queste forme non fossero altro che vicoli ciechi dell’evoluzione o mutazioni che non hanno avuto il tempo di completarsi?
Anche tra gli animali “tradizionali” esistono delle strane caratteristiche. Il canguro è un animale se vogliamo “atipico”; l’ornitorinco cova le uova e allatta; e lo squalo è un animale che tutto sommato, da secoli, non ha subito alcuna evoluzione. E se il 2009 è stato l’anno degli avvistamenti ufo e alieni, da sempre questi sfuggenti ed enigmatici animali hanno popolato la fantasia degli uomini.
Un dato deve però assolutamente far riflettere. La superficie del mondo è per 3/4 coperta dalle acque. E possiamo ben dire che conosciamo meglio i cieli che non le profondità degli abissi.
Non sarà che queste creature, molte delle quali marine, impaurite da noi, e consapevoli di ciò che abbiamo ai loro simili, se ne stanno ben alla larga dal più feroce animale mai apparso sulla terra: l’uomo?
Un punto di vista che non vogliamo prendere in considerazione, noi siamo i buoni, quelli fatti ad immagine e somiglianza del creatore. Ma siamo, ugualmente e da millenni, in cima alla dinamica preda/predatore. Non sarà che questo loro restare nascoste ai nostri occhi non sia che un tentativo di preservare la specie?
Abbiamo il dovere morale ed intellettuale di porci la domanda.
Massimo Bencivenga
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