L’istrice (Hystrix Cristata) appartenente all’ordine dei roditori e facente parte della famiglia degli Istricidi viene considerata una specie protetta e infatti negli ultimi anni sta allargando il proprio raggio d’azione, colonizzando zone di montagna ad altitudini anche superiori ai 1000 m, a dispetto della sua reputazione di specie tipicamente mediterranea. Viene infatti considerato, grazie ai fossili del periodo Miocene-Pliocene rinvenuti in Toscana un tipico esemplare di animale maremmano. Vive principalmente nel Sud Italia e nell’area sud mediterranea anche se di recente ha superato la catena montuosa degli Appennini. Ciascuno degli animali selvatici ha il proprio ambiente, il suo habitat naturale e ideale sono le macchie e le campagne degradate in passato dedicate all’agricoltura dove l’istrice si ciba in prevalenza di radici e tuberi.
Viene infatti comunemente ritenuto una sorta di indicatore ecologico: infatti la sua maggiore o minore espansione viene considerato indicatore dell’addolcimento del clima o del livello di degrado e di abbandono di interi territori considerati trascurabili e montani. L’istrice, che è il maggiore tra i roditori italiani, stabilisce la sua tana scegliendosi ambienti cavernosi o rocciosi. Il suo corpo ha una lunghezza che varia dai 57 ai 68 centimetri mentre l’altezza al garrese non supera i 15/20 cm. Ha orecchie piccole, coperte dalle setole, ma in compenso è dotato di occhi molto grandi. Ma la caratteristica principale di questo animale è il suo corpo ricoperto di aculei bianchi e neri. Spesso infatti l’istrice viene riconosciuto grazie a questa sua peculiarità ai margini delle terre coltivate o presso le strade di campagna. Quando percepisce il pericolo gira le spalle all’aggressore, mostrando i suoi aculei appuntiti con lo scopo di intimidire l’aggressore. Spesso, in maniera del tutto errata, si pensa che l’istrice lanci addirittura i suoi aculei ma è solo una leggenda metropolitana. Gli aculei hanno sia forma che dimensioni differenti a seconda della parte del corpo che ricoprono. Va sottolineato che gli aculei non sono così stabili sulla pelle dell’animale e che infatti vengono perduti molta facilmente, ma quando è il momento vengono eretti contraendo i muscoli pellicciai e quando viene attaccato vengono utilizzati quelli posti sulla coda per far sentire un caratteristico crepitio. A leggere l’impronta delle zampe di questo animale selvatico si può notare come in quelle anteriori le dita visibili siano solamente quattro, il pollice, infatti è atrofizzato. L’impronta, seppure più piccola rassomiglia molto a quella lasciata dal tasso. Di solito questo animale vive non più di 15 anni.
L'istrice, soprattutto a causa di tutti gli aculei che si porta dietro ha una camminata goffa, per nulla agile e di certo le sue zampe, corte e forti sono molto più adatte a scavare nel terreno che a favorirne la velocità. Essendo un animale notturno è dotato di udito e olfatto estremamente sensibili e di una sensibilità al tatto notevole. Tutto questo gli consente di orientarsi facilmente al buoi nonostante abbia una vista molto poco sviluppata.
Il suo nutrimento principale sono tuberi e radici ma anche erba, germogli e frutta. Si procaccia il cibo di notte e conduce, generalmente, una vita solitaria. Va detto che pur non essendo a rischio di estinzione l’istrice viene cacciato di frodo per la sua particolare carne, specialmente in Toscana, spesso applicando la fumigazione nelle tane per sterminarlo. Questo potrebbe minare la sua presenza in alcune specifiche zone. |