Dal 2008 in poi, dal fallimento della Lehman Brothers in poi sentiamo con una certa insistenza parlare della crisi del 1929, dell’Ottobre del ’29 per i pignoli (Ottobre è un brutto mese per l’economia del mondo, ci fu una crisi anche nell’Ottobre del 1987) e dei continui raffronti e delle analogie con la crisi esplosa per l’appunto nel 2008. Così come sentiamo parlare della necessità di un nuovo New Deal, incentrato sulle teorie di un nuovo John Maynard Keynes, messo in atto da un nuovo Franklin Delano Roosvelt. Il giornalista Ugo Pettenghi usa come sottotitolo Una storia che si ripete, forse ci sarebbe stato bene un interrogativo sulle cause comuni della crisi del 1929 e del 2008; ci sono poche anologie sulle cause, ce ne sono invece tante, tantissime sui furbetti e furbastri che hanno saputo sfruttare quella crisi, così come c’è chi sta sfruttando quella post 2008. Ma c’è sempre stato chi, sin dalla crisi dei tulipani, forse la prima vera bolla speculativa, è riuscito a sfruttare la crisi per arricchirsi.
Ugo Pettenghi nel suo lavoro La grande crisi del ’29. Una storia che si ripete Pref. di Nino Amadore. Con una nota di Michelangelo Bellinetti, Ed. La Zisa, pp. 80, euro 9.90 sostiene ed enuclea che: “…La Grande depressione del 1929 ha “molte analogie con i nostri tempi, fatti di drammi e numerosi suicidi, ma anche di economisti birbanti e truffatori. Un mondo costruito sul debito e sui castelli di carta che ha portato al crollo di grandi banche: […] Allora come oggi cittadini creduloni e ingenui […] hanno creduto alle magnifiche sorti e progressive dello stock exchange, della forza senza pari del mercato borsistico: Pettenghi descrive con minuzia l’euforia del 1928, le proposte che oggi appaiono pittoresche per rilanciare l’economia, il ruolo deficitario del governo degli Stati Uniti, l’entusiasmo di certi economisti pronti a scommettere che il valore delle azioni era destinato a crescere”. Allora come oggi i “birbanti” riescono a farla franca, e tocca ai poveri illusi di pagarne le amare conseguenze. …”
Ugo Pettenghi, giornalista di vaglia, maestro di intere generazioni di cronisti italiani: prima alla “Notte”, il giornale reso grande da Nino Nutrizio, poi al “Corriere d’informazione” e alla “Domenica del Corriere” e, infine, al “Corriere Medico”. Qui chiuse con i giornali e di lì a poco anche con la vita.
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Massimo Bencivenga |