C’era la Guerra in Styria. Forse c’è sempre stata. La guerra è eterna.
Qualcuno potrebbe vedere le righe sopra come un plagio o un omaggio al modo di raccontare di Alan Altieri, maestro italiano dei romanzi di genere, araldo della demolizione e cantore degli antieroi.
La scelta non è affatto casuale né peregrina, perché, a tutti gli effetti, i personaggi di Lord Grimdark Joe Abercrombie sono ed eccome degli antieroi.
Antieroi che non mancano in questo poderoso romanzo di 796 pagine, che si può trovare nelle librerie a 24 euro, mirabilmente tradotto da Edoardo Rialti.
Il sapore della Vendetta, romanzo stand-alone di Abercrombie che ha come scenario il mondo immaginato e già descritto nella Trilogia della Prima Legge, si dispiega al lettore avendo come tema e motivo conduttore la Vendetta.
Tutti cercano vendetta in Styria, e tutti trovano, alla fine, qualcosa, perché devi stare attento a ciò che chiedi: il cielo potrebbe anche ascoltarti.
Monzcarro Murcatto, alias Monza, detta la Macellaia di Caprile e la Serpe di Talins, comandante generale delle Mille Spade, i mercenari che combattono per il Duca Orso, suocero di Re Jezal, è all’apice della sua popolarità.
La gente acclama lei e suo fratello, con il quale ha un legame forte, ambiguo e morboso, al punto che niente sembra precluso ai figli di un contadino. Neanche un titolo nobiliare.
Ma più in alto si sale, più rovinosa è la caduta. Il fratello di Monza viene ucciso nella sala del trono del Duca Orso, mentre lei viene buttata giù per la scarpata del palazzo. Salvatasi per miracolo, ricucita alla meglio da un misterioso uomo, ripresasi dalle fratture multiple e creduta morta, Monza comincerà a pianificare la vendetta contro le sette persone che l’anno tradita nel palazzo di Orso.
Per vendicarsi ha bisogno di aiuto, e strada facendo assolderà quella che a tutti gli effetti sembra una corte dei miracoli composta da un avvelenatore naif e la sua svampita assistente, un galeotto ossessionato dai numeri e dall’ordine, dall’ubriacone che lei stessa aveva rilevato a capo dei mercenari, da una ex dipendente del bieco inquisitore Glotka e da Caul il Brivido, l’uomo che al Nord fu lì lì per ottenere la sua di vendetta, avendo avuto la possibilità di uccidere Logen Novedita il Sanguinario.
Vuole diventare un uomo migliore, ma ognuno è ciò che è, pertanto Caul, al fianco di Monza e degli intrighi di potere alieni a una mente semplice come la sua, non potrà che continuare a fare ciò che gli riesce meglio: combattere e uccidere.
Ma non solo lui, in realtà tutti si sforzano di apparire diveramente, per salvarsi o uccidere, ma la Natura prevale sempre e ognuno troverà o ri-troverà il suo posto, anche Monza, perché se è vero che la Vendetta è un piatto che va servito freddo, nondimeno è una fiamma che ti brucia, ma che fa ancora più male quando, a vendetta ottenuta, il sacro furore si spegne e l'euforia di dissolve.
A ben pensarci, la Guerra Eterna in Styria si alimenta usando due carburanti: la vendetta e l’oro. L’oro che serve a produrre l’acciaio delle spade. Per fare altro oro.
I personaggi di Abercrombie possono risultare (volutamente) indigesti, ma sono veri, imprevedibili e contradditori come le persone reali, con il loro carico di ingenuità e realismo, avidità e cinismo, passioni e vizi.
Non c’è niente di eroico nelle loro gesta. E ben poco di pulito.
Se può essere comprensibile la sete di vendetta, alla Conte di Montecristo, di Monza, non si può di certo soprassedere sui tradimenti da lei operati, senza contare le teste infilate sulle picche a mo’ di monito e l’innominabile ordine dato ai mercenari che gli è valso l’appellativo di Macellaia di Caprile.
Nessuno è un santo, men che meno nella Styria degli Anni di Sangue, che Abercrombie ci descrive da par suo in modo vivido, stemperando di tanto in tanto, il sangue e gli arti tranciati con l’humor nero britannico.
Il romanzo si può leggere come avventura singola, del resto l’ho già detto che è uno stand-alone?, ma si apprezza di più se letto a valle della Trilogia della Prima Legge, se non altro perché di sicuro inarcherete un sopracciglio e sorriderete nel ritrovare Nicomo Cosca e Shylo Vitari, Re Jezal e Caul, Mauthis e Carlot Dan Eider, Glotka e Yoru Zolfo.
“Monza, Monza. Cosa farei senza di te?” dice Nicomo Cosca. E quali fantasy leggeremmo se non ci fosse Joe Abercrombie? Dico io.
Assolutamente consigliato.
Joe Abercrombie è nato a Lancaster nel 1974. Nel 2002, ancora studente di Psicologia all’Università di Manchester, decide di scrivere una trilogia fantasy e inizia la stesura del primo episodio.
Trasferitosi a Londra per lavorare come montatore freelance e produttore di format televisivi, sottopone il manoscritto all’attenzione di alcuni degli agenti letterari più influenti del Regno Unito, incassandone lo scetticismo.
Nel 2006, però, Gollancz (storica etichetta britannica famosa per essere, tra gli altri, l’editore di George Orwell) acquista i diritti del romanzo, vincolando Abercrombie a pubblicare quella che diverrà la trilogia “The First Law” per un giro d’affari a sette zeri e The Blade Itself (Il Richiamo delle Spade, Gargoyle, marzo 2013) viene finalmente pubblicato. Seguono Before They Are Hanged (2007), in uscita in Italia per i tipi di Gargoyle col titolo Non prima che siano impiccati, e Last Argument of Kings (2008). Nel 2008 Abercrombie è finalista per il prestigioso John Campbell Award come miglior nuovo scrittore fantasy. Escono poi i romanzi – singoli e ambientati nello stesso mondo di “The First Law” – Best Served Cold (2009), The Heroes (2011, Gargoyle 2012) e Red Country (2012).
Joe Abercrombie è fra gli autori della serie della BBC “The Worlds of Fantasy”, insieme a Michael Moorcock, Terry Pratchett e China Miéville. Vive a Bath con la moglie e i due figli. www.joeabercrombie.com è il suo sito.
Massimo Bencivenga |