Nel momento in cui si va per celebrare, il 17 marzo, i 150 anni dell’Unità d’Italia non bisognerebbe dimenticare che, accanto all’epopea dei garibaldini, c’è una realtà molto meno bella e assai più crudele, più dura, una transizione dagli staterelli all’Unità che, more solito, è stata oliata con il sangue di chi non volle, per tutta una serie di motivi, accettare un cambiamento dello status quo. Saccheggi, stragi e stupri sono l’appendice e l’inevitabile orpello di ogni guerra, anche di quelle vendute per giuste (non è mai esistita una buona guerra ed una cattiva pace). Ed esiste o è mai esiste una realtà più tetragona ai cambiamenti di Santa Romana Chiesa Cattolica ed Apostolica? Una realtà che impiega anni per riconoscere gli errori come ha fatto con Galileo agli inizi degli anni novanta? E come si comportò la Chiesa durante i tumultosi anni del Risorgimento Italiano? Non pochi storici vedono in quel periodo l’inizio della perdita di potere del papato. Ma anche ciò non fu immediato né indolore. Cosa fece e come si comportò la Chiesa durante ed immediatamente dopo il Risorgimento la Chiesa ce lo dice Vittorio Gorresio nel libro Risorgimento Scomunicato edito dalla casa editrice La Zisa. Il libro uscirà ad Aprile con una prefazione del filosofo Gianni Vattimo.
Pubblicato la prima volta nel 1958 dall’editore fiorentino Parenti, “Risorgimento scomunicato” raccoglie gli scritti di Vittorio Gorresio per “Il Mondo”, una serie storica di articoli dal titolo “Processo al clero dopo il ‘60”. Storico appassionato, intransigente documentatore, Gorresio traccia una puntuale e puntigliosa ricostruzione delle origini dei contrastati rapporti tra Stato e Chiesa che resero tanto drammatico il Risorgimento. La descrizione dell’intransigentismo clericale rispetto alla progressiva laicizzazione dello Stato italiano ci è fornita dall’autore attraverso la meticolosa raccolta di missive tra membri del governo ed esponenti del clero, cui si aggiungono le dettagliate ricostruzioni degli episodi salienti e del profilo dei personaggi che di questo travagliato periodo storico si resero protagonisti. Vengono descritte, in sequenza, le vicende di una Chiesa, scomunicante e punitiva, addirittura iettatoria, di là dalla trasformazione che, negli anni a seguire, la renderà refrattaria, incapace di stare al passo con la storia, cioè con l’evoluzione della coscienza morale e politica dei cittadini laici. L’attualità del pensiero di Gorresio sta, infatti, tutta nella rilettura storica e cognitiva degli eventi che hanno prodotto il presente, come cita Gianni Vattimo nella sua prefazione: “Se la Chiesa si riduce oggi a una multinazionale […] ciò è anche il risultato dell’uso che essa stessa ha fatto dei suoi strumenti spirituali”.
Vittorio Gorresio, giornalista, scrittore e saggista nacque a Modena da famiglia piemontese il 18 luglio 1910. Inviato speciale e corrispondente di guerra per “Il Messaggero” di Roma, fu tra i più efficaci espositori del dramma del dopoguerra sulle colonne della testata “Risorgimento Liberale”, quotidiano diretto da Mario Pannunzio col quale collaborò anche per il settimanale politico “Il Mondo”. Firma prestigiosa anche de “L’Europeo” di Arrigo Benedetti, Gorresio scrisse una decina di saggi storici ottenendo importanti riconoscimenti giornalistici e premi. Nel 1980 l’autobiografia “La vita ingenua” gli valse il Premio Strega. Lavorò fino a poco prima della sua morte, nel 1982, curando la rubrica “Taccuino” per il quotidiano “La Stampa”.
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Massimo Bencivenga |