Diana Lama, con 27 Ossa, mette in scena un thriller sapientemente calibrato, pieno di pathos e di colpi di scena.
E’ un libro che parte piano, ma che ha la caratteristica di saper unire il ritmico tipico del noir con un crescendo di tensione e apprensione che somiglia alle cotture di una volta, quelle che sapevano di buono; nel libro la tensione diventa incandescente man mano che la storia si dipana attraverso un delicato giochi di specchi, dove nessuno è ciò che sembra.
Tutto o quasi di svolge nel condominio Badenmajer.
E già con questa costruzione enigmatica, un tardo gotico nel cuore di Napoli, sul limitare del bosco di Capodimonte, le cose cominciano a essere doppie.
Si tratta dell’opera di un genio, peraltro morto suicida, oppure un pugno nell’occhio più imbellettato di Napoli? Al fascino sinistro e tentatore, come solo le cose proibite sanno esserle, contribuisce il passato da manicomio femminile per ragazze della Napoli bene.
Fascino amplificato dal fatto che un esoterico condomino sostiene il palazzo essere in realtà un tappo e un varco, a seconda dell’utilizzo, per il mondo degli inferi.
E qualcosa, una rabbia antica e una lucida follia, sembra davvero strisciare tra i corridoi bui e male illuminati del condominio, perché ragazze senza legami cominciano a sparire.
Su queste sparizioni comincia ad indagare Andrea Drago, poliziotta tosta, momentaneamente sospesa dal servizio per aver ammazzato un serial killer; e lo fa aggrappandosi a un esile filo, sia pure rosso come il sangue.
Andrea Drago inizia ad indagare basandosi sui racconti di Gloria, una ragazza instabile mentalmente e in cura da uno psichiatra, che vive da reclusa, accudita di tanto in tanto dalla gemella Giada.
Andrea si trova così ad interagire con inservienti dal passato ambiguo e pericoloso, con sedicenti alchimisti ed esoteristi, con colleghi troppo frettolosi o troppo zelanti. A poco a poco, la poliziotta si rende conto che un altro filo rosso sembra legare una sua vecchia inchiesta con le inquietanti sparizioni nei sotterranei e nei dintorni del sinistro palazzo Badenmajer.
E mentre Halloween si avvicina, tutti i protagonisti del romanzo, come spinti da un parossismo esoterico e mistico, si danno appuntamento nei sotterranei del palazzo, nei luoghi più bui e pregni dell’antico terrore, per un finale che sorprenderà tutti.
La discesa sotto e dentro il palazzo è metafora della discesa dei protagonisti nei recessi più scuri, inconfessati e inconfessabili della mente umana.
Accanto alla pura invenzione del palazzo gotico, l’autrice affianca due luoghi reali e per certi versi anche simbolo della città della sirena (ci sarebbe poi da discutere sulla morfologia fisica della sirena, ma questo è un altro discorso) Parthenope. Vale a dire: la Grotta degli Sportiglioni e l’acquedotto della Bolla.
27 Ossa è un thriller psicologico superbo, basato, a parer mio e come già detto, sulla dualità a tutto campo, fisica, psicologica e simbolica.
Last but not least, c’è anche un delicato cameo con personaggi di un altro romanzo.
Diana Lama, napoletana, è medico specialista in Chirurgia del cuore e grossi vasi e lavora come ricercatrice universitaria. I suoi romanzi (Rossi come lei, Premio Alberto Tedeschi; Solo tra ragazze; La sirena sotto le alghe; Il circo delle meraviglie) sono tradotti in Francia, Germania, Russia e Canada. Ha pubblicato molti racconti, alcuni dei quali sono stati tradotti in USA e Gran Bretagna. Di recente una sua short story è stata pubblicata sul prestigioso «Ellery Queen Mystery Magazine». È fondatrice e presidente di Napolinoir, l’associazione dei giallisti napoletani, e creatrice del Premio letterario per ragazzi ParoleinGiallo. Con la Newton Compton ha pubblicato L’anatomista e 27 ossa e ha partecipato a diverse antologie. Per saperne di più, www.dianalama.com e www.napolinoir.com
Massimo Bencivenga |